domenica 8 aprile 2007
Periodo magro d'ispirazioni blogghistiche ultimamente, ma non per carenza di esperienze.
Diciamo solo che dovendo scrivere testi e articoli tutto il giorno, arrivare qui e trovare due parole da spendere sul mio lavoro rimane comunque una cosa non facile.
Diciamo che comunque sono stati giorni passati a correre tra le scrivanie per organizzare puntate e riprese in troupe dei servizi. Qualcosa di divertente e impegnativo, soprattutto in grado di rompere con la routine fantozziana di timbri e leccate di francobolli.
Ieri, conclusa la giornata prepasquale in ufficio, ho assistito a quella melensa dose di aziendalismo che pervade un po' tutti gli impiegati e i colleghi.
Carina l'idea di scambiarsi gli auguri, ma alcuni hanno trattato questo weekend lungo come una partenza alle armi, con addii e verbi in futuro anteriore.
Ciò non toglie che per molti di noi è una bella fortuna avere una settimana che comincia di martedì anche se nel mio caso partirò subito con delle registrazioni in studio, quindi vero delirio.
Stavo giusto decidendo cosa fare una volta finita anche questa tornata di puntate, magari partendo intorno al 25 per farmi una breve vacanza. Il problema rimane la compagnia, o meglio mettersi a trovare qualcuno che verrebbe con te. Perché quando si passano intere giornate ad organizzare riprese, inviti di ospiti, PR e ritiro di vetture per il canale la fantasia di pianificare anche un viaggio di tre o quattro giorni si riduce drasticamente. Alla fine anche io imboccherò una qualsiasi agenzia di viaggi e prenderò il primo pacchetto last minute che mi capiterà a tiro, sperando di non partire in solitudine.
C'è anche da dire che il 24 sarà il mio ventottesimo compleanno, un numero davvero importante quando si cominciano a fare i conti con il proprio presente e futuro. Niente acciacchi o altro, però anche in questo caso sedersi e organizzare a mente fredda una festa di compleanno degna di questo nome non è del tutto scontato, segno che forse sì sto cambiando.
Sta anche cambiando il mio atteggiamento nei confronti degli altri. Non saprei come spiegarlo ma stare in un ufficio (oltretutto con sistemazione in "open space") e mantenere costantemente rapporti sociali, quindi il contrario di quando mi facevo le chiuse sui libri a casa, mi ha reso un po' più pragmatico nel parlare con gli altri. Diciamo che da un lato ho sviluppato ancora di più la capacità di entrare subito in confidenza con il mio interlocutore, trovando immediatamente qualcosa di divertente ma non frivolo su cui parlare, dall'altro però ho timore di partire troppo "in alto", rischiando di perdere quella classica dose di umiltà che ho sempre cercato di avere con tutti quelli che incontro ogni giorno, non soltanto gli amici.
In verità non cerco di mettermi al di sopra del mio interlocutore, è che parlando di lavoro non posso evitare di trattare le mie responsabilità e dei miei colleghi, oltre alle mie esigenze dal punto di vista professionale.
In tutto questo si aggiungono brevi temporali tropicali nella mia testa, scatenati da strani incontri e strani avvenimenti con "esemplari dell'altro sesso".
Non ultima la recente cena con la mitica Miss Goodbye che, rispuntata dalle nebbie del passato, ha trovato il modo di farsi invitare a cena dal giapponese, permettendomi di confezionare una serata carina, divertente e sconcertante.
Lei ancora una volta ha un uomo (decisamente più grande) nella sua vita, che la tratta bene e secondo le sue parole praticamente non le fa mancare nulla.
In vino veritas e con il gradevolissimo sax baritono di Bill Saxton all'Alexanderplatz ci siamo baciati.
Forse non è questo il posto dove andare a sviscerare quello che accade se si bacia una persona ma, diciamo, c'è sempre un semaforo che immediatamente dopo si colora di verde o di rosso.
Beh è stato così verde che immediatamente dopo è sucesso di nuovo. E ancora. Poi sguardi incerti, silenziosi ma carichi di significato. Poi applausi per una musica davvero bellissima, accompagnata da una bottiglia di champagne che sicuramente ha contribuito a creare un'atmosfera tutta particolare.
L'epilogo, che potrebbe far parte del ciclo dei vinti di Verga, non trova giusta espressione ma dopotutto è meglio così. Portare a casa un facile gol sotto alcol non vale quanto le sue parole la mattina successiva, che hanno suonato come una fuga, una ritirata.
E ancora una volta mi fermo un attimo per pensare cosa c'è di sbagliato in tutto questo. Un bacio, due parole, tre sguardi. E poi tanta paura (da parte sua) di non sapermi gestire, del suo uomo che le ha mandato messaggi al vetriolo e io appeso ad un cellulare, ancora una volta cavaliere errante che fa della sincerità una spada per l'ennesima dipartita.
Solite frasi di circostanza, una battuta per sdrammatizzare, un "ok chiamami quando ti pare, tanto sai dove trovarmi". E ancora una volta la certezza che potevamo essere una cosa sola, anzi lo siamo stati per quei pochi infiniti attimi passati tra un sorso di champagne e una nota di Sax.
Nessun problema, nessun rimpianto, trovo solo sconcertante e terribilmente triste dover constatare ancora una volta che per vincere mi sarebbe bastato "dipingere l'anima su tela anonima".
Diciamo solo che dovendo scrivere testi e articoli tutto il giorno, arrivare qui e trovare due parole da spendere sul mio lavoro rimane comunque una cosa non facile.
Diciamo che comunque sono stati giorni passati a correre tra le scrivanie per organizzare puntate e riprese in troupe dei servizi. Qualcosa di divertente e impegnativo, soprattutto in grado di rompere con la routine fantozziana di timbri e leccate di francobolli.
Ieri, conclusa la giornata prepasquale in ufficio, ho assistito a quella melensa dose di aziendalismo che pervade un po' tutti gli impiegati e i colleghi.
Carina l'idea di scambiarsi gli auguri, ma alcuni hanno trattato questo weekend lungo come una partenza alle armi, con addii e verbi in futuro anteriore.
Ciò non toglie che per molti di noi è una bella fortuna avere una settimana che comincia di martedì anche se nel mio caso partirò subito con delle registrazioni in studio, quindi vero delirio.
Stavo giusto decidendo cosa fare una volta finita anche questa tornata di puntate, magari partendo intorno al 25 per farmi una breve vacanza. Il problema rimane la compagnia, o meglio mettersi a trovare qualcuno che verrebbe con te. Perché quando si passano intere giornate ad organizzare riprese, inviti di ospiti, PR e ritiro di vetture per il canale la fantasia di pianificare anche un viaggio di tre o quattro giorni si riduce drasticamente. Alla fine anche io imboccherò una qualsiasi agenzia di viaggi e prenderò il primo pacchetto last minute che mi capiterà a tiro, sperando di non partire in solitudine.
C'è anche da dire che il 24 sarà il mio ventottesimo compleanno, un numero davvero importante quando si cominciano a fare i conti con il proprio presente e futuro. Niente acciacchi o altro, però anche in questo caso sedersi e organizzare a mente fredda una festa di compleanno degna di questo nome non è del tutto scontato, segno che forse sì sto cambiando.
Sta anche cambiando il mio atteggiamento nei confronti degli altri. Non saprei come spiegarlo ma stare in un ufficio (oltretutto con sistemazione in "open space") e mantenere costantemente rapporti sociali, quindi il contrario di quando mi facevo le chiuse sui libri a casa, mi ha reso un po' più pragmatico nel parlare con gli altri. Diciamo che da un lato ho sviluppato ancora di più la capacità di entrare subito in confidenza con il mio interlocutore, trovando immediatamente qualcosa di divertente ma non frivolo su cui parlare, dall'altro però ho timore di partire troppo "in alto", rischiando di perdere quella classica dose di umiltà che ho sempre cercato di avere con tutti quelli che incontro ogni giorno, non soltanto gli amici.
In verità non cerco di mettermi al di sopra del mio interlocutore, è che parlando di lavoro non posso evitare di trattare le mie responsabilità e dei miei colleghi, oltre alle mie esigenze dal punto di vista professionale.
In tutto questo si aggiungono brevi temporali tropicali nella mia testa, scatenati da strani incontri e strani avvenimenti con "esemplari dell'altro sesso".
Non ultima la recente cena con la mitica Miss Goodbye che, rispuntata dalle nebbie del passato, ha trovato il modo di farsi invitare a cena dal giapponese, permettendomi di confezionare una serata carina, divertente e sconcertante.
Lei ancora una volta ha un uomo (decisamente più grande) nella sua vita, che la tratta bene e secondo le sue parole praticamente non le fa mancare nulla.
In vino veritas e con il gradevolissimo sax baritono di Bill Saxton all'Alexanderplatz ci siamo baciati.
Forse non è questo il posto dove andare a sviscerare quello che accade se si bacia una persona ma, diciamo, c'è sempre un semaforo che immediatamente dopo si colora di verde o di rosso.
Beh è stato così verde che immediatamente dopo è sucesso di nuovo. E ancora. Poi sguardi incerti, silenziosi ma carichi di significato. Poi applausi per una musica davvero bellissima, accompagnata da una bottiglia di champagne che sicuramente ha contribuito a creare un'atmosfera tutta particolare.
L'epilogo, che potrebbe far parte del ciclo dei vinti di Verga, non trova giusta espressione ma dopotutto è meglio così. Portare a casa un facile gol sotto alcol non vale quanto le sue parole la mattina successiva, che hanno suonato come una fuga, una ritirata.
E ancora una volta mi fermo un attimo per pensare cosa c'è di sbagliato in tutto questo. Un bacio, due parole, tre sguardi. E poi tanta paura (da parte sua) di non sapermi gestire, del suo uomo che le ha mandato messaggi al vetriolo e io appeso ad un cellulare, ancora una volta cavaliere errante che fa della sincerità una spada per l'ennesima dipartita.
Solite frasi di circostanza, una battuta per sdrammatizzare, un "ok chiamami quando ti pare, tanto sai dove trovarmi". E ancora una volta la certezza che potevamo essere una cosa sola, anzi lo siamo stati per quei pochi infiniti attimi passati tra un sorso di champagne e una nota di Sax.
Nessun problema, nessun rimpianto, trovo solo sconcertante e terribilmente triste dover constatare ancora una volta che per vincere mi sarebbe bastato "dipingere l'anima su tela anonima".
Etichette: Miss Goodbye, Pasqua, vacanze