domenica 27 maggio 2007
Ho scelto un titolo un po' poetico, un po' evocativo, per mettere in fila i ricordi, le idee che mi piovono intorno quando cerco di fare ordine nella mia quotidianità.
Raramente mi succede di guardarmi intorno così, e scoprire che alla fine vivo una realtà fortunata, ricca di momenti, anche di dettagli, che raramente, anzi mai sono scontati.
E soltanto riuscire a scostare un po' le tende e scorgere una luna luminosa lassù in alto, senza nient'altro di cui preoccuparmi è una delle gocce luminose di questa improvvisa pioggia primaverile. Frutto non di nuvole, quelle no, ma anzi di quella distante luce riflessa che viene dal sole, per rimbalzare sulla luna e poi sulle cose, sulla pelle. Una nobiltà argentea che regala quel tanto di luce da farmi vedere un po' più lontano, di farmi attraversare la notte di ogni giorno con un po' di sicurezza in più.

Mi viene improvvisamente in mente quando, da bambini, si saltava sulla mia Mini e tutti improfumati correvamo come se non ci fosse un domani verso il mare di notte. Quante volte un po' ubriachi, un po' ebbri, ridevamo tutto il tempo e a un certo punto spuntava la nostra compagna d'argento, una luna così sgargiante e sincera che per lunghissimi attimi spegnevamo i fari, guidando improvvisamente ammutoliti in una notte non abbastanza scura da farci avere paura di quel buio sconfitto. Correvamo veloci e sicuri verso una distesa di piccolissime onde che moltiplicavano a dismisura questa luce d'argento, spezzettandola in migliaia di piccoli preziosissimi riflessi di vita.

E mi ricordo quando raggiungevi finalmente la spiaggia, la sabbia che così fredda ti faceva sentire vicino alla terra, al mondo, trasmettendo quel senso di gelida solidità sotto i piedi lasciati nudi, le scarpe abbandonate accanto alla vita di tutti i giorni.
A volte c'era quel leggero vento notturno, così denso del nostro profumo, così carico d'immensità da farmi quasi dimenticare il tuo nome.

Una pioggia d'argento che scorre addosso, come un velo di seta sul quale sono impressi i ricordi dei momenti più belli, più profumati. Indimenticabili.
Stupisce un po' scoprire come a volte i ricordi riescano ad essere così meravigliosamente confusi, e magari di un momento così magico, così evocativo, ricordi solo il sussurro delle onde e una carezza ricevuta inaspettatamente. Una carezza così delicata, che improvvisamente si trasforma in una lievissima stretta nel momento in cui una stella cadente sugella quell'argenteo momento, vicini a milioni di chilometri da ogni cosa sulla terra. Poi ti volti, due sguardi si incontrano, e il ricordo svanisce nuovamente in altri momenti, episodi.
Un delicato scorrere di piccole particelle luminose che continuano a rincorrersi, a contendersi soltanto un attimo di questa interiore celebrità mentre fluiscono e mi attraversano allo stesso momento.
Ricordi che, se abbandonati a loro stessi, sbiadiscono e poco alla volta perdono la loro carica, il loro immenso valore perché sono, dopotutto, la storia di noi stessi.

Una lettera nostalgica forse? Può darsi, ma perché rinunciare a fissarli così improvvisi e inaspettati qui, dove non rischiano di andare perduti per sempre?
E poi nostalgia di cosa, perché preoccuparsi e lamentarsi di qualcosa che non ci spetta, quasi non ci appartiene, come la solitudine, l'inettitudine, il senso di alterità?
Una pioggia che ti accarezza gelidamente il volto quando cerchi di guardare verso l'alto, quando cerchi una risposta tra le stelle, in quel buio costellato di tante minuscole lontanissime particelle luminose, tante quante i ricordi che ci portiamo dentro.

E mi chiedo quanto sono lontane quelle lunghe notti che, tornando verso casa incalzato dall'alba, se mi fermavo a ruote bloccate nel mezzo del nulla e scendevo alzando un braccio verso il cielo, mi sembrava di toccarlo con un dito.

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posted by Stefano at 10:41 | 2 comments