domenica 19 agosto 2007
Ammetto che erano un paio di giorni, giusti giusti quelli del doporientro, che "occhieggiavo" questo spazio pneumatico, ma abituato a maneggiare il mio "mood" scrittorio ho deciso di rinviare.
Un po' per raffreddare l'impatto (negativo, ovvio) del rientro a casa, un po' perché ho già "sfogato" me stesso con una lunga mail scritta ad una carissima amica di vecchia data (più grande di me di qualche anno) a cui sono molto legato anche se non ci frequentiamo quasi mai.

Il mood, improvviso, mi è piombato addosso. È bastato aprire uno dei miei incasinatissimi "cassettini" dove ripongo da anni fogli, foglietti e cianfrusame vario proveniente dalla scrivania. Ci tengo il passaporto (senza neanche un timbro, un emblema della mia personalità), i vecchi biglietti da visita. Le lettere e le foto delle mie ex (accuratamente divise, non sia mai!).
Ho trovato perfino un preservativo perfettamente sovrapposto ad un rosario da dito (di quelli che si usano a Scout), praticamente una cosa sola visto che più o meno hanno lo stesso diametro.. Meriterei una scomunica, ma è colpa del Caos nel Cassetto, non mia!
In mezzo a tutto ho trovato un foglietto a quadretti, di quelli che staccavamo al liceo dal centro del quadernino piccolo, piegato in quattro. Su un lato alcune formule di analisi scarabocchiate, qualche bozzetto a matita, perfino una serie di cerchi concentrici imperniati sul classico buco del compasso. Strumento ormai dimenticato dalle mie mani, insieme al portamine, il goniometro, il curvilineo e i fogli Fabriano F4.
..Dall'altro lato la mia vecchissima rubrica del cellulare, copiata con un ordine a me oggi sconosciuto, nome e numero uno sotto l'altro, due colonne, spaziati da una fila di quadretti.
Ogni riga un flash, il classico "tuffo nel passato", con luci voci e situazioni vecchie di circa dieci anni. Nomi che ancora oggi sento, ma con numeri diversi. Persone che invece ho completamente perso di vista. Li richiamerei ma oggi è tutto cambiato, diverso: sono decine di numeri di casa. E chiamarli sarebbe fuoriluogo, imbarazzante. Lo facevo da piccolo, oggi si usa il cellulare.
C'è il numero di quella lì con cui uscivo ma non me l'ha mai data, ValentinaS. Una volta, preso dallo sconforto, la lasciai a piedi al Joy (locale oggi sostituito da un multisala, il Lux credo) perché aveva fatto la stronza con un altro. Fece tardi per tornare a casa (coi mezzi era lunghetta!) e la misero in punizione per una settimana. Mi feci scusare con 18 rose rosa e una rossa (in mezzo), tanti erano gli anni che avevo e che, come le scrissi, non valevano nulla a confronto di un solo minuto con lei. La rosa rossa era il diciannovesimo anno, quello in cui avevo (quanto ero coglione :D) conosciuto l'amore grazie a lei!!!
C'è anche quella che invece pareva interessata, c'eravamo baciati ma poi abbiamo litigato e non ci sono più uscito, FrancescaP. L'ho salutata due Natali fa in parrocchia, non so neanche come mi ci ero trascinato. Bellissima come allora, ma una voce più profonda e ancora più affascinante. Avrei perso la testa per lei allora, lo rifarei ancora oggi..
Con quasi tutti abbreviavo il cognome con l'iniziale, tanto sapevo chi erano!
C'è il numero di uno dei miei migliori amici di sempre, "Pierpa", ma quello di casa qui vicino, prima che andasse a vivere fuori Roma e si sposasse con un'altro nome lì sulla rubrica, "Ari", anche lei con il numero di casa che, rileggendolo, scopro sapere ancora a memoria.
C'è anche qualche nomignolo, "Voca" che abbreviava Veronica, e MartaI, la sua amica del cuore. Ancora ricordo quando arrivarono da un'altro liceo a metà anno e, incontrandole per il corridoio, feci anche io gli onori di casa. Occhiate un po' imbarazzate ma sbarazzine, due ragazze bellissime ai miei occhi cuccioli e la "tacca" di essere stato tra i primi (quantomeno) a camminarci accanto durante la ricreazione.
Non sono andato molto oltre, già promettevo bene!!!
C'è il numero di "un certo" SimoneB, ma prima che diventassimo veri amici. Andavamo a scuola insieme, ci frequentavamo "nel branco" ma se avevo il suo numero era solo quando facevamo i mega passa-parola per feste liceali a casa di qualcuno.
Tutti i numeri appartengono a una cerchia geografica ristrettissima, il mio quartiere, "la Balduina di Noantri", fatta di Pellicano e Coiba, gelati agghindatissimi e leccatissime partite di biliardo. Tutti rigorosamente con motorini truccati e senza casco, "scappando dalle guardie" quando c'erano i posti di blocco, con il faretto dietro verniciato di nero e un adesivo "crazy duck" sullo scudo davanti.
In quel periodo il cellulare non ci serviva perché eravamo tutti amici, e tutti ci vedevamo nello stesso posto. Eravamo una comitiva, un branco, a qualsiasi ora bastava mettersi le scarpe, prendere il motorino in garage e andare lì. Ogni pomeriggio c'era qualcosa da fare, qualcuno da andare a prendere o da portare, c'erano feste, giri di shopping, "riunioni al Gilda o all'Alien".
Erano tempi in cui Roma in Agosto era tabù (si stava rigorosamente al Circeo, a Ponza o all'Argentario) ma a Settembre, tutti abbronzati e fichissimi, il Pellicano diventava la passerella di coppie vecchie e nuove. Di amicizie nate e di amicizie morte, specialmente tra quelle ragazze che magari in vacanza si erano portate via qualche fiamma a vicenda. Una sitcom dal vivo insomma, vissuta a volte da comparsa, a volte da co-protagonista.
La scena la lasciavo alle prime guide, le "teste di serie", quelli che anche quando non c'erano erano sulla bocca di tutti per le loro eroiche gesta, dentro e fuori le mura di scuola. Anch'essa a cinque minuti di motorino.

Guardarmi oggi in uno specchio, così simile ad allora, con qualche capello in meno e uno sguardo più stanco, forse meno limpido, non può non far rimpiangere quei tempi.
Dedicare una lacrima forse è troppo, si tratta pur sempre di un cassetto. Ma è grandissima la voglia di chiudere gli occhi, strizzarli a pugni chiusi come da bambini, e finire risucchiati vorticosamente in questa piccola macchina del tempo. Per rivivere con la consapevolezza di oggi ogni singolo istante, cibarsene avidamente e fare quella scorta di felicità necessaria a tirare avanti.
Basterebbe giusto un'ora, ma subito.
Perché la spia della riserva è accesa già da un po' e non vorrei restare a piedi.

Soundtrack: Blu, Tiromancino.

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posted by Stefano at 23:36 |


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