giovedì 19 luglio 2007
Una delle prime cose che mi ricordo di aver (dovuto) imparare a scuola è che in natura nulla si crea. E nulla si distrugge.
Un comodo modo di rapportarsi alla realtà che diventa razionale e "stabile". Quasi immutevole.
Ma oggi maledico, sì maledico, una natura un mondo e uno svolgersi delle cose che, comunque, segue questo maledetto equilibrio.
Parliamo di me: natura ha voluto ridarmi una vista quasi sovrannaturale, un dono della luce che avevo quasi dimenticato. Fino a qualche attimo fa mi chiedevo un po' trasognato per quale motivo un qualsiasi essere umano, con l'obbligo di portare occhiali, non dovrebbe affidarsi alle cure di questo mezzo miracolo. In 7 giorni, praticamente senza convalescenza, ho acquistato una vista che forse non ho mai avuto dalla nascita.
Ma tutto ciò perde improvvisamente spessore. Esplode in mille particelle luminose per riportare il buio. Non negli occhi, non nella testa ma nella vita. Che questa volta non è mia, non parlo della mia, ma di quella di un'amica, una donna, una persona che dalla Natura ha ricevuto tanto (tantissimo, innanzitutto un carattere splendido) ma alla Natura ha dato ancora di più.
Ha dato il cuore, ha dato la felicità. Sì ha dato la felicità che le è stata strappata ancora una volta via, ancora una volta da questa cazzo di Natura, da questo cazzo di mondo che non guarda mai, mai, in faccia a nessuno. Passi mesi se non anni a costruirti un luogo interiore, una sfera di felicità fragile come una bolla di sapone, che alla minima variazione si dissolve, costringendoci a cominciare daccapo.
Ma se a questo mondo c'era una persona che non meritava di passare quello che ha passato nei mesi, negli anni ma soprattutto nei giorni recenti, quella è proprio lei.
Da piccolo ti insegnano che la Natura non crea e non distrugge nulla, ma trasforma. Tutto sotto il segno dell'equilibrio.
Ma è un cazzo di equilibrio cosmico. Cade un albero nella foresta e vivono milioni di nuove pianticelle investite dal sole. Dove un cucciolo di una specie viene divorato senza pietà vive un cucciolo di un'altra specie.
Ma perché (perchè!) proprio lei deve pagare un dazio a questo mondo, un mondo di persone che l'amano contro un destino che la odia, sì la odia, che non le lascia tregua, che tormenta quel cuore così sensibile, quella vita così difficile.
E allora fanculo i miracoli dell'oculista, fanculo le felicità della vita così belle e inaspettate se poi da qualche altra parte si deve abbattere una tragedia. E questa tragedia deve abbattersi ancora, nuovamente, sulla stessa persona che, fanculo, la paga per tutti quelli che qualche giorno fa, in quei precisi attimi, ridevano spensierati e felici lontani anni luce da qualsiasi sofferenza.
Signori leviamoci il cappello, abbassiamo lo sguardo, e inchiniamoci di fronte ad una donna in grado di reggere con le proprie gambe tutto questo.
Che in questa merda di stato di natura paga, a caro prezzo e per tutti, i sorrisi e le felicità che ciascuno di noi consuma avidamente ogni volta che sorge il sole.
Un comodo modo di rapportarsi alla realtà che diventa razionale e "stabile". Quasi immutevole.
Ma oggi maledico, sì maledico, una natura un mondo e uno svolgersi delle cose che, comunque, segue questo maledetto equilibrio.
Parliamo di me: natura ha voluto ridarmi una vista quasi sovrannaturale, un dono della luce che avevo quasi dimenticato. Fino a qualche attimo fa mi chiedevo un po' trasognato per quale motivo un qualsiasi essere umano, con l'obbligo di portare occhiali, non dovrebbe affidarsi alle cure di questo mezzo miracolo. In 7 giorni, praticamente senza convalescenza, ho acquistato una vista che forse non ho mai avuto dalla nascita.
Ma tutto ciò perde improvvisamente spessore. Esplode in mille particelle luminose per riportare il buio. Non negli occhi, non nella testa ma nella vita. Che questa volta non è mia, non parlo della mia, ma di quella di un'amica, una donna, una persona che dalla Natura ha ricevuto tanto (tantissimo, innanzitutto un carattere splendido) ma alla Natura ha dato ancora di più.
Ha dato il cuore, ha dato la felicità. Sì ha dato la felicità che le è stata strappata ancora una volta via, ancora una volta da questa cazzo di Natura, da questo cazzo di mondo che non guarda mai, mai, in faccia a nessuno. Passi mesi se non anni a costruirti un luogo interiore, una sfera di felicità fragile come una bolla di sapone, che alla minima variazione si dissolve, costringendoci a cominciare daccapo.
Ma se a questo mondo c'era una persona che non meritava di passare quello che ha passato nei mesi, negli anni ma soprattutto nei giorni recenti, quella è proprio lei.
Da piccolo ti insegnano che la Natura non crea e non distrugge nulla, ma trasforma. Tutto sotto il segno dell'equilibrio.
Ma è un cazzo di equilibrio cosmico. Cade un albero nella foresta e vivono milioni di nuove pianticelle investite dal sole. Dove un cucciolo di una specie viene divorato senza pietà vive un cucciolo di un'altra specie.
Ma perché (perchè!) proprio lei deve pagare un dazio a questo mondo, un mondo di persone che l'amano contro un destino che la odia, sì la odia, che non le lascia tregua, che tormenta quel cuore così sensibile, quella vita così difficile.
E allora fanculo i miracoli dell'oculista, fanculo le felicità della vita così belle e inaspettate se poi da qualche altra parte si deve abbattere una tragedia. E questa tragedia deve abbattersi ancora, nuovamente, sulla stessa persona che, fanculo, la paga per tutti quelli che qualche giorno fa, in quei precisi attimi, ridevano spensierati e felici lontani anni luce da qualsiasi sofferenza.
Signori leviamoci il cappello, abbassiamo lo sguardo, e inchiniamoci di fronte ad una donna in grado di reggere con le proprie gambe tutto questo.
Che in questa merda di stato di natura paga, a caro prezzo e per tutti, i sorrisi e le felicità che ciascuno di noi consuma avidamente ogni volta che sorge il sole.
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