giovedì 12 luglio 2007
Si cambia, si cambia ancora, questa volta rendendo onore alla tradizione blogghistica che io stesso ho stoltamente cominciato tre anni orsono, con un nome (lo Zibaldone) che nonostante la leopardiana memoria non ne ricalcava certo le aspirazioni.
L'aneddoto del mio primo blog "ever" riguarda un articolo che scrissi sul giornalino universitario dove, senza mezze misure, bocciavo il proliferare dei blog limitandoli a due macroutilizzi.
Il primo associabile ad un diario aperto, un resoconto (di viaggio) piacevole da rileggere mesi se non anni dopo, per ricordare quei getti di quotidianità che ispiravano un "post" qualsiasi. In tal caso bocciavo la carenza di "segretezza" che un diario personale, chiuso in un cassetto, può dare. Ed effettivamente ne pagai personalmente le conseguenze, dopo mesi di sfoghi virtuali sulla mia ex che (non so se per purissimo caso) scoprì il mio blog e mi rinfacciò tutto.
Il secondo macroutilizzo, che misi in parallelo alla dissociazione dalla realtà che vivevano gli hard user delle chat tipo IRC e oggi Second Life, metteva in guardia tutti gli assidui frequentatori di improbabili blog portati avanti da piccole lolite disinibite che, in realtà, potevano essere rappresentazioni virtuali di camionisti di Ostia, scaricatori dell'Ostiense (i mercati generali) o qualche altro essere umano di ben poca caratterizzazione "lolistica", magari in pelosa canotta ricoperta di patacche al sugo.
Abbandonata questa "ipotesi di complotto", e alla ricerca di un luogo dove sfogare la mia deleteria voglia di scrivere, decisi di aprire un blog "segreto", direi personale, quindi estraneo ai due macrogruppi di cui sopra.
Ma, si sa, la vanità e l'edonismo dell'individuo moderno sono il nostro pane quotidiano, e il risultato fu un blog che non viveva di solitudine ma anzi aveva le sue graditissime visite, frutto di persone che -fortunatamente ma per loro sfortuna- mi conoscono anche "in real life". Queste persone sapevano (sanno) che se un giorno verrò qui a scrivere come ucciderò l'umanità intera con un solo gesto non sarà per una mia reale volontà, ma un modo di scherzare e soprattutto di non essere preso troppo sul serio.
Che poi io lo voglia fare davvero è un discorso a parte, probabilmente frutto di una decisione con i miei altri due me, di cui uno molto cattivo e uno a sua volta vittima di uno sdoppiamento di personalità con un Vogon.
Parliamo del nuovo Zibaldone, affidando un'introduzione semantica al buon De Mauro.
Secondo "lui" lo Zibaldone è una vivanda con molti ingredienti, un quaderno con appunti e pensieri privi di ordine (credo proprio grazie alla connotazione leopardiana) e ("spreg.") uno scritto o opera artistica eterogenea con elementi incoerenti tra di loro.
Formalmente diremmo quasi un "simulacro dell'eterogeneità" ma, inter nos, chiamiamolo pure accozzaglia di cazzate. O marea di c., tanto siamo in estate!
Non intendo andare oltre, cercando di giustificare un titolo fin troppo leopardesco, ma vorrei parlare dell'incredibile piena di emozioni che il "dono della vista" sta suscitando nella mia quotidianità.
Qualche giorno fa ho paventato l'ipotesi di un'operazione agli occhi e, neanche a farlo apposta, il luminare (mai termine fu più azzeccato) che mi ha operato ha voluto mettermi sotto i ferri "il prima possibile", innanzitutto per permettermi una serena vacanza estiva.
Come risultato ieri mattina mi sono operato, ieri sera mi sono riposato, e oggi ci vedo come un falchetto, "in alta definizione" direbbero a SKY.
Tutto il processo è stato un lampo, "una mina" direbbe il mio bacchinesco amico cantautore, tanto che in soli 5 minuti da quando sono entrato in sala operatoria ero già alla cassa, con la visuale appannata non da un eccesso di gomito (alcolico) ma dal normale processo di cicatrizzazione del cristallino.
Qualche ora fa sono finito sdraiato sul letto, stufo di questa vista "stanca" e convalescente, chiudendo gli occhi e maledicendomi per quello che ho fatto.
Maledicendomi perché non ho rispettato quello che la natura ha scelto per me, maledicendomi perché di occhi ce ne sono soltanto due e una piccola sbavatura rischia di compromettere "per sempre" quello che vedo.
Mi sono poi lucidamente reso conto che comunque vada già ora ci vedo infinitamente meglio di prima (dal destro sembra undici decimi, il sinistro ancora deve decidere dai nove in su). Ma ho capito che chi si rifà le tette, il naso o gli zigomi passa infiniti attimi in queste condizioni, vittima di una scelta ambigua e -come ogni cosa umana- soggetta ad una componente di "errore".
Una voce dentro di me (paranoica) si chiede se ho sbagliato, se dopotutto potevo tenermi gli occhiali e continuare a fare il guercio ad libitum.
Ma non sarà così, anche perché ormai è troppo tardi!
Parliamo di cose serie, ovvero i lati positivi di questa scelta che, col senno del quasi-poi, sento di poter consigliare a chiunque senta l'oppressione delle lenti sul naso.
E la prima cosa che voglio fare è fugare ogni dubbio sull'ipotesi che io sia un maiale: quest'estate al mare i miei occhi faranno prepotente incetta di perizomi, chiappe, "decoltee" e tutto ciò che la spiaggia da anni mi nega per ovvia goffagine di lenti a contatto e occhiali di vario tipo. Dopotutto ero anche stanco di sfoggiare addominali e pettorali (ini in entrambi i casi) scolpiti dal mare e dal vento, senza poter partecipare alle situazioni di "spizzo" per evidente carenza di diottrie!
La seconda cosa da fare sarà ritrovare la voglia di tornare a lavorare, visto che nelle prossime tre settimane devo chiudere tre puntate del mio nuovo programma, ma sto INDIETRISSIMO!!!
Chiudo come ai bei tempi della Jalappa's: stay tuned, chi cambia canale è un Vogon!!!
P.s.
http://airfence.blogspot.com/2004/09/si-comincia.html, alla faccia della coerenza col mio ultimo commento!
L'aneddoto del mio primo blog "ever" riguarda un articolo che scrissi sul giornalino universitario dove, senza mezze misure, bocciavo il proliferare dei blog limitandoli a due macroutilizzi.
Il primo associabile ad un diario aperto, un resoconto (di viaggio) piacevole da rileggere mesi se non anni dopo, per ricordare quei getti di quotidianità che ispiravano un "post" qualsiasi. In tal caso bocciavo la carenza di "segretezza" che un diario personale, chiuso in un cassetto, può dare. Ed effettivamente ne pagai personalmente le conseguenze, dopo mesi di sfoghi virtuali sulla mia ex che (non so se per purissimo caso) scoprì il mio blog e mi rinfacciò tutto.
Il secondo macroutilizzo, che misi in parallelo alla dissociazione dalla realtà che vivevano gli hard user delle chat tipo IRC e oggi Second Life, metteva in guardia tutti gli assidui frequentatori di improbabili blog portati avanti da piccole lolite disinibite che, in realtà, potevano essere rappresentazioni virtuali di camionisti di Ostia, scaricatori dell'Ostiense (i mercati generali) o qualche altro essere umano di ben poca caratterizzazione "lolistica", magari in pelosa canotta ricoperta di patacche al sugo.
Abbandonata questa "ipotesi di complotto", e alla ricerca di un luogo dove sfogare la mia deleteria voglia di scrivere, decisi di aprire un blog "segreto", direi personale, quindi estraneo ai due macrogruppi di cui sopra.
Ma, si sa, la vanità e l'edonismo dell'individuo moderno sono il nostro pane quotidiano, e il risultato fu un blog che non viveva di solitudine ma anzi aveva le sue graditissime visite, frutto di persone che -fortunatamente ma per loro sfortuna- mi conoscono anche "in real life". Queste persone sapevano (sanno) che se un giorno verrò qui a scrivere come ucciderò l'umanità intera con un solo gesto non sarà per una mia reale volontà, ma un modo di scherzare e soprattutto di non essere preso troppo sul serio.
Che poi io lo voglia fare davvero è un discorso a parte, probabilmente frutto di una decisione con i miei altri due me, di cui uno molto cattivo e uno a sua volta vittima di uno sdoppiamento di personalità con un Vogon.
Parliamo del nuovo Zibaldone, affidando un'introduzione semantica al buon De Mauro.
Secondo "lui" lo Zibaldone è una vivanda con molti ingredienti, un quaderno con appunti e pensieri privi di ordine (credo proprio grazie alla connotazione leopardiana) e ("spreg.") uno scritto o opera artistica eterogenea con elementi incoerenti tra di loro.
Formalmente diremmo quasi un "simulacro dell'eterogeneità" ma, inter nos, chiamiamolo pure accozzaglia di cazzate. O marea di c., tanto siamo in estate!
Non intendo andare oltre, cercando di giustificare un titolo fin troppo leopardesco, ma vorrei parlare dell'incredibile piena di emozioni che il "dono della vista" sta suscitando nella mia quotidianità.
Qualche giorno fa ho paventato l'ipotesi di un'operazione agli occhi e, neanche a farlo apposta, il luminare (mai termine fu più azzeccato) che mi ha operato ha voluto mettermi sotto i ferri "il prima possibile", innanzitutto per permettermi una serena vacanza estiva.
Come risultato ieri mattina mi sono operato, ieri sera mi sono riposato, e oggi ci vedo come un falchetto, "in alta definizione" direbbero a SKY.
Tutto il processo è stato un lampo, "una mina" direbbe il mio bacchinesco amico cantautore, tanto che in soli 5 minuti da quando sono entrato in sala operatoria ero già alla cassa, con la visuale appannata non da un eccesso di gomito (alcolico) ma dal normale processo di cicatrizzazione del cristallino.
Qualche ora fa sono finito sdraiato sul letto, stufo di questa vista "stanca" e convalescente, chiudendo gli occhi e maledicendomi per quello che ho fatto.
Maledicendomi perché non ho rispettato quello che la natura ha scelto per me, maledicendomi perché di occhi ce ne sono soltanto due e una piccola sbavatura rischia di compromettere "per sempre" quello che vedo.
Mi sono poi lucidamente reso conto che comunque vada già ora ci vedo infinitamente meglio di prima (dal destro sembra undici decimi, il sinistro ancora deve decidere dai nove in su). Ma ho capito che chi si rifà le tette, il naso o gli zigomi passa infiniti attimi in queste condizioni, vittima di una scelta ambigua e -come ogni cosa umana- soggetta ad una componente di "errore".
Una voce dentro di me (paranoica) si chiede se ho sbagliato, se dopotutto potevo tenermi gli occhiali e continuare a fare il guercio ad libitum.
Ma non sarà così, anche perché ormai è troppo tardi!
Parliamo di cose serie, ovvero i lati positivi di questa scelta che, col senno del quasi-poi, sento di poter consigliare a chiunque senta l'oppressione delle lenti sul naso.
E la prima cosa che voglio fare è fugare ogni dubbio sull'ipotesi che io sia un maiale: quest'estate al mare i miei occhi faranno prepotente incetta di perizomi, chiappe, "decoltee" e tutto ciò che la spiaggia da anni mi nega per ovvia goffagine di lenti a contatto e occhiali di vario tipo. Dopotutto ero anche stanco di sfoggiare addominali e pettorali (ini in entrambi i casi) scolpiti dal mare e dal vento, senza poter partecipare alle situazioni di "spizzo" per evidente carenza di diottrie!
La seconda cosa da fare sarà ritrovare la voglia di tornare a lavorare, visto che nelle prossime tre settimane devo chiudere tre puntate del mio nuovo programma, ma sto INDIETRISSIMO!!!
Chiudo come ai bei tempi della Jalappa's: stay tuned, chi cambia canale è un Vogon!!!
P.s.
http://airfence.blogspot.com/2004/09/si-comincia.html, alla faccia della coerenza col mio ultimo commento!
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