domenica 29 aprile 2007
Ero pronto, coltello tra i denti, a guadagnarmi combattendo un posto tra le fila della società per cui lavoro. Avevo abbandonato ogni speranza di tornare indietro tutto intero, e già preparato un arsenale di contromisure da applicare quotidianamente contro gli attacchi dei miei "nemici".
Tanto rumore per nulla: nessuna guerra, neanche una battaglia. È tutto molto freddo, subdolo, calcolato. Un gioco di semplice meschino opportunismo che entra prepotentemente in gioco alla più piccola distrazione.
È il tipico comportamento che gli etologi studiano nel mondo animale: tra predatori ci si evita il più possibile, salvo coalizzarsi quando uno del branco improvvisamente cede a una momentanea debolezza. In pochi istanti gli altri gli sono addosso e la violenta legge della natura domina nuovamente la vita dei singoli, alle spese del più piccolo, del meno robusto.

Ma non sono qui per parlare della mia vita in ufficio. È vero, andare a lavorare dopotutto mi occupa 8 ore al giorno e dopotutto gran parte delle mie esperienze accadono lì. Un po' come quando si andava a scuola, sono pochi i ricordi che riguardano avvenimenti "extrascolastici", tutti collegati (guardacaso) ad eventi eccezionali che difficilmente potrebbero riempire un blog quotidiano.
Mi sono quindi trovato, dopo un'altra serata con Miss Goodbye, a decidere che dopotutto questo è semplicemente un diario di viaggio, un modo di ricordare con maggiore facilità i momenti che hanno segnato l'inizio della mia vita da normalissimo impiegato, ancora carico di ambizioni e voglia di fare.
Ogni viaggio ha la sua strada e teoricamente una meta. In questo momento trovo che la mia meta non sia oggettivamente esplicabile. Ho piccoli traguardi quotidiani che hanno già un "piano" (alla Hannibal Smith) da mettere in atto. Ma un vero obiettivo, un luogo d'arrivo non c'è.
Un viaggio senza meta, ma chi dice che non potrebbe essere ancora più bello dei soliti pacchetti da "tour operator"?

Tralasciando questi aspetti più puramente esistenziali, gli ultimi giorni sono stati di puro delirio e sono stato "graziato" soltanto da questo ponticello festivo, una manna che mi ha permesso di raccogliere forze e voglia di tornare a divertirmi.
E non mi sono certo tirato indietro, a più riprese!
Il 24 era il mio compleanno. Scherzando ho detto che festeggiavo i miei 18 anni ma come scrivevo qualche blog fa sono 28. Eppure mi sembra ieri che un po' emozionato, un po' stordito, mi facevo aiutare a stringere la cravatta, mi allacciavo un po' meglio le scarpe e con fare un po' insicuro mi avviavo a una grande festa con più di 100 invitati, tutti lì per me.
Ricordo balli, musica, risate e qualche rosicata (specialmente di chi non avevo invitato). Tanta spensieratezza e sicuramente l'inconsapevolezza totale di quello che in dieci (!!!) anni avrei vissuto, per arrivare fin qui. Il resto è storia, ma voglio concedermi l'illusione che dopotutto non sono cambiato poi così tanto, e se l'ho fatto è stato in meglio.
Il 25 invece è stata una giornata tanto importante quanto mi è volata davanti agli occhi. Come tante cose, ogni volta che si fa un'esperienza nuova questa rimane impressa nei ricordi negli anni a venire. E il 25 uno dei miei più grandi amici di sempre si è sposato con una delle mie più grandi amiche di sempre. Sono cresciuto con loro accanto, ci conosciamo da tantissimo tempo.
Già un matrimonio qualsiasi l'avrei ricordato con piacere (visto che sarebbe stato il primo a cui ho presenziato "attivamente"), ma questo senza entrare nei dettagli lascerà sempre un segnalibro in quella stringata autobiografia che ciascuno di noi si porta dentro. Segnalibro che poi riporta a tanti episodi precedenti, praticamente una "storia nella storia" che ho potuto vedere da vicino e che accade molto più spesso su libri e film che nella vita quotidiana. Se il mondo fosse fatto di coppie così, tante cose sarebbero davvero molto diverse.
Il 26 non contento di tanta grazia ho avuto un'altra festa, questa volta per festeggiare la laurea di una mia collega dell'università. Ci sono andato davvero volentieri, lei è quel genere di ragazza che stimo semplicemente per com'è fatta. Non si tratta di sentimenti tipicamente "ormonali" (altrimenti c'avrei già provato!) ma semplicemente di una forma di affetto e affinità che raramente ho vissuto nei confronti di una ragazza. Una festa divertente, tanti amici rivisti e tanti conosciuti come ai vecchi tempi, quando si andava ad una festa piena di gente sconosciuta e in pochi istanti eri già al centro di discussioni e la concreta possibilità di rivedersi, di uscire di nuovo insieme. È stupefacente come il giro universitario che ha animato questi ultimi anni sia così aperto a nuove amicizie, praticamente l'opposto di quello che accade in ambienti più tipicamente "professionali". Peccato solo che il lato "anziano" di me stesso ha imposto una prematura ritirata quando avrei potuto fare qualche preda tra le invitate, ma chi mi conosce sa che sono un predatore gentiluomo e difficilmente mi approfitto di donzelle indebolite dall'alcol. Il piacere della caccia è sempre direttamente proporzionale al valore della preda e la sua capacità di mettermi alla prova...
Motivo per cui venerdì, il 27, sono uscito nuovamente con Miss Goodbye. È inutile stare qui a dire quale contorta forma di sensazioni provi per lei, fatto sta che lei sta a me almeno quanto una seducente giovane e scattante gazzella sta al felino di turno, apparentemente intenta a farsi gli affari suoi ma estremamente abile nel mascherare le sue capacità di attrarre e catturare l'attenzione di chi, acquattato nell'erba, cerca invano di acchiapparla e renderla sua.
Siamo alle solite: la preda è grossa, ne vale la pena e lei lo sa. E si farebbe tanto volentieri acchiappare ma, come si addice alla caccia grossa, è un difficilissimo lavoro di fino, fatto di frasi, battute, riferimenti e scambio di ruoli che solo qualche mese fa mi sarei categoricamente rifiutato di fare.
Ma ci sono certe cose nella vita che le sai, le senti. E io so che lei non potrà scapparmi ancora a lungo. Sembra assurdo ma ho passato una vita a "fuggire" da situazioni sentimentalmente compromettenti. Questa volta tocca a me acchiappare, perché a lei piaccio da morire ma è così agile e fuggevole che al massimo le rubi un bacio e niente più. Poi scappa, io mi riacquatto nell'erba e aspetto che nuovamente capiti a tiro delle mie zampacce. Peccato che non sono andato di molto oltre una delicata carezza...
E peccato che lei stia con un avvocato di quarant'anni che non merita certo una sventura della sua portata.
Ieri invece una serata completamente insolita. Come ogni mio coetaneo che si rispetti ho una forma di amichevole disprezzo nei confronti dei pischelli di 18-19 anni che provano ad organizzare feste di vario tipo con evidentissime lacune negli elementi basilari perché tutto funzioni. Chi non ricorda le feste con decine di bevande e praticamente zero bicchieri di carta? O feste a casa di qualcuno che poi spariva morto di canne su qualche letto? O ancora meglio le feste con 50 invitati di cui 3 donne?
Ecco ieri era la situazione con tre donne e cinquanta pischelli che disprezzo amorevolmente, tutti impegnati a tirare le freccette, farsi le canne e giocare a pallone nel giardino.
Giardino di una villa in quel di Magliano Sabina, o giù di lì, in culo ai lupifroci e su una strada provinciale a cui mancavano soltanto gli zombi ai lati della strada. Praticamente un'odissea in cui la parte più divertente è stata quella di arrivare, perdendoci in un borgo silenzioso addobbato come Via Candia a Natale, con una strada principale che terminava non più asfaltata davanti alle mura di un cimitero. Una sorta di città morta, con case sbarrate, luci spente e auto (non chiuse) posteggiate subito sotto. Tipica scena surreale, vissuta con il gruppone Bacchini nel pulmino, una Voyager da sette posti di un altro mio amico. Risate a non finire, merito anche dell'aperitivo alcolico che ha aperto la serata e un "delizioso" pomeriggio che ha praticamente spazzato via le mie ombre (e la mezza rosicata) del giorno prima.
In questo caso onore a una persona che rivista dopo tanto tempo (un anno o giù di lì) mi ha dato nuovamente la sensazione che a questo mondo non siamo tutti eremiti nella folla, ma persone che sanno condividere pensieri ed esperienze ridendo, scherzando e passando felicemente del tempo insieme. Ma non vado oltre, certe cose andrebbero dette di persona, magari dietro a un buon bicchiere di vino... ;)

Non resta che il blog: un po' come i rettili primaverili cambia pelle, diventando meno scuro ma non meno inquietante.
Inquietante come la vita da predatore che, viaggiando nella nebbia senza una meta vera e propria, sa che verrà attaccato solo da qualche predatore più grande di lui.
Ma saprò difendermi, come ho sempre fatto...

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posted by Stefano at 17:09 | 1 comments
domenica 8 aprile 2007
Periodo magro d'ispirazioni blogghistiche ultimamente, ma non per carenza di esperienze.
Diciamo solo che dovendo scrivere testi e articoli tutto il giorno, arrivare qui e trovare due parole da spendere sul mio lavoro rimane comunque una cosa non facile.

Diciamo che comunque sono stati giorni passati a correre tra le scrivanie per organizzare puntate e riprese in troupe dei servizi. Qualcosa di divertente e impegnativo, soprattutto in grado di rompere con la routine fantozziana di timbri e leccate di francobolli.
Ieri, conclusa la giornata prepasquale in ufficio, ho assistito a quella melensa dose di aziendalismo che pervade un po' tutti gli impiegati e i colleghi.
Carina l'idea di scambiarsi gli auguri, ma alcuni hanno trattato questo weekend lungo come una partenza alle armi, con addii e verbi in futuro anteriore.
Ciò non toglie che per molti di noi è una bella fortuna avere una settimana che comincia di martedì anche se nel mio caso partirò subito con delle registrazioni in studio, quindi vero delirio.

Stavo giusto decidendo cosa fare una volta finita anche questa tornata di puntate, magari partendo intorno al 25 per farmi una breve vacanza. Il problema rimane la compagnia, o meglio mettersi a trovare qualcuno che verrebbe con te. Perché quando si passano intere giornate ad organizzare riprese, inviti di ospiti, PR e ritiro di vetture per il canale la fantasia di pianificare anche un viaggio di tre o quattro giorni si riduce drasticamente. Alla fine anche io imboccherò una qualsiasi agenzia di viaggi e prenderò il primo pacchetto last minute che mi capiterà a tiro, sperando di non partire in solitudine.
C'è anche da dire che il 24 sarà il mio ventottesimo compleanno, un numero davvero importante quando si cominciano a fare i conti con il proprio presente e futuro. Niente acciacchi o altro, però anche in questo caso sedersi e organizzare a mente fredda una festa di compleanno degna di questo nome non è del tutto scontato, segno che forse sì sto cambiando.

Sta anche cambiando il mio atteggiamento nei confronti degli altri. Non saprei come spiegarlo ma stare in un ufficio (oltretutto con sistemazione in "open space") e mantenere costantemente rapporti sociali, quindi il contrario di quando mi facevo le chiuse sui libri a casa, mi ha reso un po' più pragmatico nel parlare con gli altri. Diciamo che da un lato ho sviluppato ancora di più la capacità di entrare subito in confidenza con il mio interlocutore, trovando immediatamente qualcosa di divertente ma non frivolo su cui parlare, dall'altro però ho timore di partire troppo "in alto", rischiando di perdere quella classica dose di umiltà che ho sempre cercato di avere con tutti quelli che incontro ogni giorno, non soltanto gli amici.
In verità non cerco di mettermi al di sopra del mio interlocutore, è che parlando di lavoro non posso evitare di trattare le mie responsabilità e dei miei colleghi, oltre alle mie esigenze dal punto di vista professionale.

In tutto questo si aggiungono brevi temporali tropicali nella mia testa, scatenati da strani incontri e strani avvenimenti con "esemplari dell'altro sesso".
Non ultima la recente cena con la mitica Miss Goodbye che, rispuntata dalle nebbie del passato, ha trovato il modo di farsi invitare a cena dal giapponese, permettendomi di confezionare una serata carina, divertente e sconcertante.
Lei ancora una volta ha un uomo (decisamente più grande) nella sua vita, che la tratta bene e secondo le sue parole praticamente non le fa mancare nulla.
In vino veritas e con il gradevolissimo sax baritono di Bill Saxton all'Alexanderplatz ci siamo baciati.
Forse non è questo il posto dove andare a sviscerare quello che accade se si bacia una persona ma, diciamo, c'è sempre un semaforo che immediatamente dopo si colora di verde o di rosso.
Beh è stato così verde che immediatamente dopo è sucesso di nuovo. E ancora. Poi sguardi incerti, silenziosi ma carichi di significato. Poi applausi per una musica davvero bellissima, accompagnata da una bottiglia di champagne che sicuramente ha contribuito a creare un'atmosfera tutta particolare.
L'epilogo, che potrebbe far parte del ciclo dei vinti di Verga, non trova giusta espressione ma dopotutto è meglio così. Portare a casa un facile gol sotto alcol non vale quanto le sue parole la mattina successiva, che hanno suonato come una fuga, una ritirata.
E ancora una volta mi fermo un attimo per pensare cosa c'è di sbagliato in tutto questo. Un bacio, due parole, tre sguardi. E poi tanta paura (da parte sua) di non sapermi gestire, del suo uomo che le ha mandato messaggi al vetriolo e io appeso ad un cellulare, ancora una volta cavaliere errante che fa della sincerità una spada per l'ennesima dipartita.
Solite frasi di circostanza, una battuta per sdrammatizzare, un "ok chiamami quando ti pare, tanto sai dove trovarmi". E ancora una volta la certezza che potevamo essere una cosa sola, anzi lo siamo stati per quei pochi infiniti attimi passati tra un sorso di champagne e una nota di Sax.

Nessun problema, nessun rimpianto, trovo solo sconcertante e terribilmente triste dover constatare ancora una volta che per vincere mi sarebbe bastato "dipingere l'anima su tela anonima".

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posted by Stefano at 02:37 | 0 comments